La mobilità elettrica e, più in generale, la mobilità sostenibile è uno dei tasselli fondamentali per migliorare la qualità di vita in città e non solo, ridurre le emissioni climalteranti e la dipendenza dalle fonti fossili. Per questo serve un approccio deciso al cambiamento “verde” che non può prescindere dall’uso sempre più ampio di veicoli a trazione elettrica, dalle auto alle bici.
Cosa si sta facendo in Italia? Partiamo, innanzitutto, dal livello nazionale: di recente il Cipe ha approvato lo schema di Accordo di programma del decreto legge 83/2012, finalizzato a concentrare gli interventi per realizzare il Piano Nazionale per la ricarica dei veicoli elettrici. Si tratta di interventi finanziati con apposito Fondo istituito nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, “nei singoli contesti territoriali in funzione delle effettive esigenze, promuovendo e valorizzando la partecipazione di soggetti pubblici e privati”.
Tale piano fa parte della legge (134/2012) dedicata allo sviluppo della mobilità mediante veicoli a basse emissioni complessive e nello specifico è fortemente correlata con l’implementazione del Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati a energia elettrica, che prevede anche incentivi per l'acquisto di veicoli specifici.
Tornando al Cipe, si sa che il dicastero finanzia gli interventi con un Fondo espressamente dedicato in cui ha impegnato 28,7 milioni di euro, ripartendo la somma tra le Regioni nel programma di finanziamenti per lo sviluppo delle reti di ricarica per i veicoli elettrici diffuse sul territorio nazionale, il cui valore economico complessivo ammonta a 72,2 milioni di euro.
L’accordo verrà stipulato tra il Ministero delle infrastrutture con le Regioni (eccetto, per ora, Abruzzo e Molise) e le 2 Province autonome di Trento e Bolzano.
Mobilità elettrica, i piani di Regioni e Province Autonome
Intanto le Regioni si muovono. Dalla Lombardia, che a fine 2015, ha approvato le Linee guida per l’infrastruttura di ricarica dei veicoli elettrici, alla Sardegna. Quest’ultima di recente, attraverso l’ok della Giunta, ha infatti dato il via libera al Programma di integrazione della mobilità elettrica con una dotazione di 15 milioni di euro, per realizzare infrastrutture dedicate, l’acquisto di nuove auto elettriche e la realizzazione di sistemi di mobilità elettrica integrati.
In Trentino Alto Adige le novità sono rappresentate dalle decisioni (che dovrebbero essere ratificate a breve) della Provincia di Bolzano che ha approvato una serie di provvedimenti a sostegno della mobilità elettrica, per imprese, privati, associazioni ed enti pubblici.
Per imprese e privati si parla di uno “sconto” di 4mila euro sul costo della vettura a batteria e a fuel-cell, ripartito tra contributo provinciale e rivenditore, mentre l’incentivo provinciale è di 1000 euro per i veicoli “ibridi plug-in”. La Provincia di Trento ribatte con il proprio piano, che contempla investimenti per circa 21 milioni di euro per incentivare diverse soluzioni.
Innanzitutto si vogliono moltiplicare le colonnine di ricarica, a oggi 65, ma che già alla fine 2018 potrebbero raggiungere le 400 unità sul territorio provinciale e raggiungere nel 2025 a 2500 punti di ricarica per le auto elettriche. Non solo: si prevedono incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici per passare dalle attuali mille unità immatricolate in Trentino a fine 2016 a più di 11mila. Nei 21 milioni di investimento sono compresi anche benefit per chi acquista bici e scooter elettrici.
Sempre in tema di enti autonomi, vale ricordare che la Valle d’Aosta prevede l’esenzione dal pagamento della tassa di circolazione per i veicoli elettrici (per cinque anni) e una riduzione successiva del 75% dell’ammontare del bollo. Inoltre, ad Aosta le auto elettriche parcheggiano gratuitamente nelle aree di sosta dedicate.
In Friuli Venezia Giulia è stato varato NeMo Fvg, progetto finanziato con 900mila euro di fondi comunitari del Programma Horizon 2020, grazie ai quali saranno attivati investimenti per 14 milioni di euro, da quest’anno al 2019, in partnership pubblico-privata. Una delle misure più significative è l’intenzione di dismettere 800 veicoli alimentati con fonti fossili, parte delle flotte aziendali degli Enti pubblici del Friuli Venezia Giulia, sostituendoli con 560 vetture elettriche, in modalità di acquisto o di car sharing.
Andando in Italia centrale, si segnala la Regione Umbria, con il progetto “Turismo ecosostenibile regionale”, finanziato dal Mit, mediante cui ha disposto per l’installazione di 24 colonnine di ricarica dei veicoli elettrici distribuite nel territorio di 13 Comuni, in aggiunta alle 27 già presenti.
Si muove sempre nel solco del provvedimento ministeriale anche la Puglia, dove si intende arrivare a contare nei prossimi anni su più di 280 colonne di ricarica.
Aziende e buone pratiche nei Comuni
Quello sopra tracciato sono solo alcune delle amministrazioni regionali e provinciali che si stanno muovendo per sviluppare l’e-mobility in Italia, dove anche le aziende sono molto attive. Fra queste sicuramente va segnalata Enel che intende varare 12mila nuove stazioni di ricarica entro il 2019, oltre a installare 180 colonnine di ricarica veloce (fino a 50 kW) lungo le principali arterie stradale e autostradale.
E i Comuni? Non stanno certo a guardare. Il report di Legambiente “Comuni rinnovabili” elenca diversi esempi. Come Primiero San Martino di Castrozza (Trento) dove è stato dato il via a un progetto grazie alla collaborazione tra aziende pubbliche, private e 13 Comuni. Sono così impiegati 18 veicoli elettrici alimentati interamente da fonti rinnovabili e in particolare dagli impianti idroelettrici locali.
Il Comune di Firenze conta più di 100 colonnine di ricarica distribuite sul territorio e 1.700 mezzi elettrici circolanti, ha acquistato 70 veicoli elettrici per il rinnovo della flotta aziendale. Ma ha voluto favorire l’uso di ciclomotori alimentati a corrente: ricordiamo a esempio il progetto Ele.C.Tra, finanziato dall’UE, e che ha visto partecipare anche Genova – oltre a Barcellona – per incentivarne l’uso, puntando a sostituire entro il 2020 il 10% del parco scooter tradizionali, riducendo così le emissioni di anidride carbonica di oltre 90 tonnellate l’anno nelle tre città pilota in cui moto e scooter sono molto diffusi.
Oppure c’è il caso del coinvolgimento dei comuni attraverso progetti regionali. Ad esempio il progetto ‘’Mi Muovo elettrico-Free Carbon City” della regione Emilia-Romagna dove è stato adottato un piano regionale in tema di mobilità elettrica basandosi sul principio dell’interoperabilità su scala regionale e con il coinvolgimento di diverse città capoluogo e non solo per estendere la rete infrastrutturale di ricarica per arrivare entro l’anno a 150 punti. La Regione inoltre, per essere ancora più sostenibile, ha richiesto che i distributori forniscano solo energia da fonti rinnovabili.
Le stime del mercato: sarà boom
Ora la parola passa al mercato: per adesso quello delle auto elettriche in Italia è davvero limitato, contando su seimila vetture elettriche, ovvero lo 0,01% dei veicoli totali circolanti. Ma le previsioni, a livello globale, danno per certo che la prossima rivoluzione in campo automobilistico sarà rappresentata dalle vetture a batteria.
Un segnale incoraggiante è il prezzo di uno dei componenti principali dei sistemi di alimentazione elettrica, ovvero il litio, è aumentato del 60% nel 2016; ma la stima fatta da UBS, ulteriormente incrementata solo qualche settimana fa, rende ancora meglio l’idea sullo sviluppo delle “auto con la spina”: il loro tasso di penetrazione sarà del 14% entro il 2025 e ancora meglio andrà in Europa dove le vendite rappresenteranno il 30% del totale: un balzo enorme rispetto all’1% odierno.