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  • Mobilità elettrica, l’aiuto arriva dalla ricerca

    La mobilità elettrica avanza lentamente in Italia. Guardando alla “istantanea” scattata dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano: nel 2016 sono state vendute in tutto il mondo circa 800mila auto elettriche, ma in Italia solo 2560 e si contano circa novemila colonnine. Complici i costi di acquisto auto, certo, ma anche uno sviluppo ancora in fieri delle colonnine di ricarica.

     

    L’autonomia delle auto è aumentata e oggi si arriva fino a 3/400 chilometri, ma sono i punti di ricarica ancora a macchia di leopardo a creare dubbi oltre ai tempi di ricarica, ancora largamente più lunghi rispetto a un pieno di benzina/diesel.

     

    L’autostrada che ricarica l’auto in movimento


    Da queste necessità è nato il progetto di ricerca POLITO Charge While Driving, del Politecnico di Torino. Che parte dall’idea di ricaricare le auto in movimento. Come? Tramite autostrade attrezzate con la speciale tecnologia IPT (acronimo di inductive power trasfer) che ha il suo perno in sistemi che sfruttano la trasmissione induttiva di energia elettrica tramite l’utilizzo di induttori risonanti, funzionanti, spiega il team di ricerca sul sito universitario, grazie a un principio molto simile a quello delle cucine a induzione.

     

    Nessun contatto elettrico, quindi, e molti vantaggi in termini di sicurezza e semplicità di uso, assicurano, con una riduzione notevole delle necessità di manutenzione, ma soprattutto l’eliminazione di installazioni esterne come le colonnine di ricarica.


    “L’unità base di un sistema IPT per applicazioni automotive è costituita da una bobina fissa, posta al di sotto del manto stradale, indicata come trasmettitore, e una bobina installata a bordo veicolo chiamata ricevitore”.

     

    È stato predisposto un circuito a Susa (Torino) in cui sono state installate 50 bobine trasmittenti, in grado di inviare energia ad un ricevitore installato a bordo di un veicolo commerciale leggero. Come spiega Paolo Guglielmi, docente presso il dipartimento di Energia e coordinatore del prototipo, parte un’iniziativa di ricerca promossa dall’ateneo piemontese insieme a 24 partner internazionali del progetto europeo FABRIC (Feasibility analysis and development of on-road charging solutions for future electric vehicles) “i primi test hanno dato segnali molto positivi, siamo su un’efficienza intorno al 90% dalla rete alla batteria, risultato più che buono. Il progetto proseguirà ancora per 6 mesi che si concluderà proprio a Susa dove mostreremo i risultati ottenuti e le funzionalità del sistema”.

     

    Guglielmi specifica che il progetto è in cooperazione con un certo numero di aziende e dal punto di vista stradale ce n’è una specifica con Sitaf, concessionaria dell’autostrada Torino-Bardonecchia.

     

    In ogni caso l’obiettivo è offrire una ricarica volante alle auto in transito sull’autostrada: “innanzitutto, va detto che al mondo esperimenti del genere sono pochissimi. La domanda da cui siamo partiti era si può fare in pratica? non solo a livello tecnologico, ma anche logistico e strutturale, comprendendo anche questioni di durabilità e di convenienza economica. Gli obiettivi sono quelli di sostenere il consumo durante il tragitto a una velocità variabile dagli 80 ai 130 km/h. A bassa velocità si riesce a ricaricare l’auto, mentre se è elevata si mantiene quantomeno la carica della batteria con cui si è entrati. Il traguardo ideale sarebbe partire da Torino e arrivare a Milano con la batteria carica, quindi senza tempi di sosta per la ricarica”. Restano ora da affrontare diversi nodi, dai costi da affrontare per l’infrastruttura all’uniformazione degli standard di ricarica. Ma il progetto è promettente.

     

    Altrettanto promettente è il progetto di ricarica wireless avviato dal colosso degli pneumatici Continental, utilizzando una carica induttiva a due piastre.


    Il pronto soccorso auto di ricarica mobile


    Già oggi c’è chi propone una ricarica d’emergenza mobile, mediante un “carro attrezzi pronta ricarica” che promette di far ripartire le auto elettriche scariche e offrire loro in pochi minuti energia sufficiente a percorrere una decina di chilometri, utili ad arrivare a una stazione di ricarica. Una realtà esistente a Milano e provincia oltre che in provincia di Monza: si chiama Sov Help ed è promossa dall’associazione Class Onlus (Comitato per lo Sviluppo Sostenibile) che ha avviato l’iniziativa con il contributo di Fondazione Cariplo e Cobat.

     

    Partito un paio di anni fa, oggi l’idea, "unica al mondo in quanto conta sulla presenza di ricarica in corrente continua oltre che alternata", specifica il presidente Camillo Piazza, sta incontrando manifestazioni di interesse da parte delle case automobilistiche. L’idea sarebbe quella di stabilire una convenzione con esse per far sì che diventi un servizio integrato. Per ora lo contempla una compagnia di assicurazioni ed è attiva nelle province di Milano e Monza. Nella città meneghina è arrivata di recente l’autorizzazione perché il mezzo di ricarica di emergenza si possa muovere nelle corsie preferenziali.

     

    Il servizio è decisamente utile in caso di auto elettrica in panne causa batteria scarica: il mezzo Sov Help è in grado di fornire la carica sufficiente perché si possa percorrere una decina di chilometri e raggiungere la prima colonnina di ricarica utile.


    “Grazie a Sov Help si risparmia tempo (anche 4 ore) in ricarica in quanto, rispetto a un tradizionale carro attrezzi, ha la possibilità di fornire una ricaricare 1,5 kW in 10 minuti” prosegue Piazza.


    La diffusione delle stazioni si fa sociale


    Nel centro Italia si fa notare quello che viene definito il primo progetto in Europa di diffusione sociale diretta di stazioni di ricarica per la mobilità elettrica. Si tratta di una startup innovativa espressamente dedicata, denominata Smart City SM(Y).

     

    Il progetto, spiegano i fondatori dell’acceleratore Infinity Hub, permette ai privati e alle aziende di unirsi per far decollare il mondo della mobilità elettrica, lavorando, investendo e beneficiandone direttamente, nello specifico diventando anche soci in apposite società di scopo regionali-locali, che utilizzeranno le proposte di location e raccolta di fondi. Spiegano che: “In sintesi, questa iniziativa permette di avviare una partecipazione diretta degli utenti finali e degli altri stakeholders della mobilità elettrica e sostenibile, alla diffusione di reti di ricariche partecipate direttamente da chi le usa o da chi le vorrebbe presenti nel proprio territorio, e di chi vorrebbe investire nel mondo della mobilità elettrica nel suo nascere”.