La mobilità elettrica è prepotentemente entrata tanto nel dibattito pubblico quanto nell’agenda politica. Fino a pochi anni fa, parlare di e-mobility o sapere quale modello di auto elettrica era disponibile sul mercato era riservato a pochi addetti ai lavori, anche e soprattutto in ambito mediatico. Poi, come per magia, una sempre più restrittiva legislazione per limitare le emissioni nocive e di gas serra tipiche dei motori a combustione interna, unita ai tentativi di rilancio di un mercato dell’auto da anni moribondo, hanno permesso a questi temi di raggiungere l’immaginario collettivo.
La mobilità elettrica è parte di un progetto molto più grande
Come sempre, in particolare nel contesto italiano, sono così nate due tifoserie: una a priori contro le auto e in generale i mezzi ad emissioni zero, l’altra pro. In questo modo il dibattito sulla necessità di riconvertire il parco auto globale è stato parecchio sminuito, ma soprattutto si è perso di vista un punto molto importante: la mobilità elettrica non implica solamente cambiare auto, passando dal rifornimento alle pompe diesel e benzina alle colonnine di ricarica, ma è un tassello di un mosaico molto più ampio. L’e-mobility, se supportata, implementata e gestita correttamente, ci dà modo di rivedere da zero o quasi il nostro modo di muoverci e di concepire viaggi e spostamenti, ma anche e soprattutto il nostro sistema infrastrutturale, l’organizzazione delle nostre città, o il modo più efficace di avviare una transizione energetica che dia finalmente all’efficienza e alle energie rinnovabili l’importanza che meritano.
In tutto questo, il digitale gioca un ruolo fondamentale. Partiamo da un’auto elettrica, quello delle automotive è uno degli ambiti più technology intensive che esistano. Oggi, però, la tecnologia dell’auto (elettrica) si è spostata dal motore a molti altri aspetti: software, guida autonoma, connettività, intrattenimento ecc. In altre parole, da motori a combustione interna sempre più efficienti e performanti ma inutilmente pesanti e abbondanti nella quantità di componenti da fabbricare e soprattutto mantenere, si è passati a una digitalizzazione dei veicoli elettrici che sotto molti aspetti ricorda la trasformazione dei telefoni in smartphone.
L’esigenza di Smart-Grid
Una massiccia diffusione dei veicoli elettrici, ovviamente, porterà a una maggiore richiesta di elettricità, che se non ben pianificata e gestita può effettivamente creare problemi alle reti elettriche, in particolare più vecchie. Una maggiore elettrificazione dei trasporti e quindi un aumento della domanda di elettricità implica necessariamente un maggiore sviluppo di connettività digitale, che in quanto tale offre numerose interessanti opportunità.
Pensiamo ad esempio a quella di immagazzinare dati, o di coordinare la rete elettrica con i sistemi di accumulo e di ricarica sparsi sul territorio, o ancora quella di usare gli stessi veicoli elettrici come “batterie con le ruote” che, collegati alla rete elettrica durante la ricarica, offrono un prezioso servizio di bilanciamento della rete stessa – si pensi alle tecnologia Vehicle-to-grid (V2G) o Vehicle-to-home (V2H), già utilizzabili con diversi modelli di auto e moto elettriche. E che dire della capacità dei punti di ricarica di “comunicare” tra loro, o quella dei veicoli elettrici di raccogliere dati in modo da migliorare le proprie performance?
L’e-mobility dà modo di avviare una ormai necessaria ristrutturazione delle reti elettriche, facendole evolvere in chiave “smart” e quindi portandole ad evitare variazioni, picchi, sovraccarichi e tutto ciò che si è rivelato un limite per le rinnovabili in questi ultimi decenni.