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  • Più mobilità elettrica nel PNRR? 15 proposte concrete

     

    La giusta spinta, per la decarbonizzazione italiana, viene dal trasporto sostenibile. Ma il ruolo della mobilità elettrica nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Rilancio) attualmente in discussione sembra ancora piuttosto defilato.

    Ecco perché MOTUS-E ha sottoposto al Governo italiano una serie di proposte per il reindirizzamento delle misure stanziate dal Recovery Plan. Un netto cambio di prospettiva orientato ai principi del Next Generation EU e alle relative ricadute economiche e occupazionali degli spostamenti green per il nostro sistema-Paese.

    Il percorso sostenibile della mobilità italiana si intreccia con lo sviluppo di tre elementi essenziali: energie rinnovabili, elettrificazione ed economia circolare. Si tratta infatti di un miglioramento tecnologico ineludibile, sia per il contributo alla decarbonizzazione dei trasporti, favorita dalla crescita della produzione da fonti rinnovabili, sia per il miglioramento della qualità dell’aria nelle nostre città. Sempre in ambito urbano, investire nel full electric significa decongestionare il traffico e favorire digitalizzazione, car sharing e mezzi pubblici green.

    Per costruire dunque una nuova “Civiltà della Mobilità”, l’associazione lancia una “volata” da 18,71 miliardi di euro. Investimenti immediatamente destinabili a interventi concreti, entro il 2026, ripartiti secondo le tre direttrici del “Tavolo Automotive” del MISE:


    • Domanda: 10,93 miliardi di euro;
    • Infrastruttura: 3,27 miliardi di euro;
    • Offerta: 4,51 miliardi di euro.


    “L’Italia, come produttore di mezzi ma anche e soprattutto come esportatore di componenti per l’automotive deve investire oggi in questa transizione”, leggiamo nell’introduzione del documento “La grande occasione per la mobilità a zero emissioni”. Una visione strategica, moderna e sostenibile della mobilità, da raggiungere attraverso 15 misure da rimodulare nello schema del PNRR.


    15 misure per un trasporto a zero emissioni


    Eccoci alla vera e propria pars construens dell’iniziativa. Tutti gli interventi hanno lo scopo di liberare risorse private, con azioni diffuse e distribuite sul territorio, con il coinvolgimento delle imprese italiane. In che modo? Attraverso riforme e target volti ad accompagnare gli investimenti in mobilità elettrica su tutti i fronti, dalle pubbliche amministrazioni al mondo industriale. Tradotte da MOTUS-E in 15 misure che attraversano le tre direttrici economiche sopra citate.


    Le 5 priorità della domanda


    La prima parte contiene le seguenti proposte per accrescere la domanda di mobilità green:

    • proroga dell’ecobonus sui veicoli categoria M1 fascia 0 – 60 g CO2/km;
    • rafforzamento dei fondi PSNMS (Piano Strategico Nazionale della Mobilità Sostenibile) per l’acquisto di mezzi pubblici a zero emissioni;
    • agevolazioni fiscali per le flotte aziendali elettriche di categoria M1 e fasce emissive 0- 20 e 21- 60 g CO2/km;
    • Iva al 10% per i servizi di car sharing elettrico;
    • conferma degli incentivi ai veicoli elettrici di categoria N1 e inclusione delle categorie N2 e N3.


    Implementare l’infrastruttura in 3 mosse


    L’altro nodo da sciogliere riguarda l’infrastruttura di ricarica (IdR) sul territorio italiano. MOTUS-E parte dal rafforzamento dei fondi per la rete ad accesso pubblico. Strategia attuabile solo tramite un’apposita deroga alla normativa sugli Aiuti di Stato, come già fatto dalla Germania. Questo consentirebbe di erogare i fondi del PNIRE (Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica) mediante un cofinanziamento diretto agli operatori di mercato.

    Seconda proposta, lo stanziamento di incentivi per l’acquisto e l’installazione di IdR private in edifici residenziali e parcheggi aziendali. Altrettanto importante, infine, il trasporto su acqua, con l’elettrificazione delle banchine per cold ironing e ricarica dei natanti.


    Offerta: 7 punti per R&D, formazione e digitalizzazione


    L’iniziativa per la mobilità elettrica nel PNRR si conclude con le misure legate a:

    • IPCEI (Important Projects of Common European Interest): la nascita di un terzo programma a guida italiana per progetti di ricerca sulle batterie e avvio di un impianto sperimentale per riciclo e re-purposing delle batterie dei veicoli;
    • Piano Transizione 4.0: incentivare la formazione di imprese e professionisti (potenziando il credito d’imposta) e la digitalizzazione dell’industria automotive con annessa filiera della componentistica;
    • raddoppio del fondo per la fabbricazione di autobus elettrici, tramite opportune modifiche ai contratti di sviluppo;
    • potenziamento dei Dottorati industriali in ambito universitario per l’inserimento di figure altamente specializzate nelle imprese del settore automotive
    • politiche attive per l’occupazione: proroga del Fondo Nuove Competenze dal 2022 al 2026 per aggiornamento del settore automotive e contrasto alla disoccupazione;
    • formazione ITS: istituzione di nuovi percorsi professionalizzanti sul trasporto elettrico e sulla mobilità digitale;
    • start-up e R&D: creare un nuovo fondo automotive per supportare 200 start-up e PMI innovative e due nuovi consorzi R&D dedicati alla digitalizzazione e alle batterie.


    Perché spingere la mobilità elettrica nel PNRR


    A fronte di una crescita ormai certa in tutto il mondo, l’Italia non può permettersi di ignorare le opportunità generate dalla mobilità elettrica nel contesto del PNRR. “Se non saremo in grado di supportare la crescita di una filiera nazionale dell’automotive, che già presenta competenze di valore – si legge nel documento -, perderemo quote di mercato a favore di competitor europei. Situazione che porterà alla progressiva riduzione dei posti di lavoro ad alto valore aggiunto legati alla mobilità elettrica”.

    Per far rientrare questo realistico allarme, servono dunque misure concrete e ancorate alle dinamiche del mercato locale. Solo così, secondo MOTUS-E, si potrà indirizzare il nostro Paese verso una mobilità sostenibile a tre dimensioni: ambientale, sociale ed economica.