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  • Elettriche e ibride, chi si ferma è perduto: così il modello Trentino attira l’industria

    Nel mondo, la quota di veicoli elettrici è ancora sotto lo 0,3%, e pesa sulle nuove immatricolazioni per circa l’1%. Numeri piccoli, ma in continuo aumento e capaci di indicare la strada su cui si muovono industria e politiche, incrociando i grandi trend del futuro, dalla crescente urbanizzazione ai cambiamenti climatici.

     

    «Tra il 2005 e il 2016, il numero di autoveicoli a motore elettrico e ibridi elettrici plug-in è cresciuto ad un tasso medio annuo del 94% in termini di stock (superando i 2 milioni di unità) e del 72% in termini di nuove immatricolazioni e si stima che entro il 2040 i veicoli elettrici ammonteranno a più del 50% delle nuove vendite», si legge in un recente report realizzato da Ambrosetti in collaborazione con Enel.

     

    Dall’elettrificazione della mobilità, insomma, non si potrà prescindere e vinceranno i Paesi che saranno partiti per primi. Tra questi, ci sono per esempio Germania, Francia e India, che hanno unito la forte presenza dell’industria automobilistica a target stringenti sulla mobilità elettrica: Berlino ha l’obiettivo di arrivare a un milione di e-car circolanti entro il 2020.

     

    Nel gruppo di testa manca invece l’Italia, nonostante la sua lunga tradizione nell’automotive e nella manifattura. Non partiamo, è vero, da zero: nel nostro Paese, le immatricolazioni di auto elettriche sono aumentate a un ritmo medio di oltre il 40% l’anno tra il 2005 e il 2016, raggiungendo nel 2016 i 9.820 veicoli circolanti. Rappresentano però meno dello 0,03% del parco auto, contro lo 0,4% dei Paesi Bassi e lo 0,2% della Francia. L’Italia, inoltre, non ha una strategia chiara sul tema, dimenticando un potenziale di crescita e occupazione non trascurabile: investire nella filiera della e-mobility, stima Ambrosetti, potrebbe generare un valore compreso tra 14 e 59 miliardi di euro al 2025 e tra 41 e 180 miliardi di euro al 2030.

     

    Se questa è la situazione complessiva, guardando più nel dettaglio si scoprono però anche qui realtà virtuose, dove i vantaggi economici e ambientali legati all’elettrico sono chiari a industria e amministratori.

     

    È il caso del Trentino Alto Adige, al primo posto in Italia per incidenza di mezzi elettrici sul parco auto. Dopo il pacchetto di eco-incentivi della Provincia di Bolzano, area che si è mossa da tempo anche su un altro fronte promettente della mobilità sostenibile, quello dell’idrogeno, la Provincia di Trento ha da poco presentato un piano da oltre 21 milioni di euro spalmati in cinque anni per incoraggiare l’acquisto di auto elettriche e l’ampliamento della rete di ricarica.

     

    Politiche a cui si aggiungono investimenti importanti nell’innovazione manifatturiera, dando vita, spiega il direttore area Incubatori della società provinciale Trentino Sviluppo Michele Tosi, a un «ecosistema efficiente in grado di attirare imprenditori e innovatori anche da fuori».

     

    Forte della sua vocazione «verde» e di un’industria meccanica radicata — in Trentino hanno sede il Centro ricerche Fiat e quello Ducati, oltre a aziende leader del settore come Dana Italia e Salvadori — l’area si è specializzata in green economy e meccatronica, mettendo la mobilità al centro.

     

    «A Rovereto sono nati il Polo green Progetto Manifattura e quello della meccatronica, con investimenti che a regime arriveranno nel giro di cinque anni a 200 milioni di euro. Alla confluenza di questi due settori c’è la mobilità: i Poli lavorano in sinergia, con l’obiettivo di attrarre buone idee e trasformarle in occupazione e fatturato », aggiunge Tosi.

     

    Oggi nei due Poli sono presenti molte imprese innovative attive proprio nel settore dei trasporti. Sei aziende si muovono nei diversi segmenti della bikenomics, l’indotto creato dalla ciclabilità che oggi in Trentino vale 400 milioni di euro. BiCiPop, per esempio, progetta, gestisce e commercializza risciò a pedalata assistita e ad alto contenuto tecnologico, integrabili con azioni di marketing territoriale.

     

    Lo spin off di Ducati Energia Free Duck2, invece, ha creato un disco meccatronico che, applicato a una normale ruota, trasforma qualsiasi bici in un veicolo a pedalata assistita. Proprio Ducati Energia è tra i primi ad aver utilizzato per le proprie attività di Ricerca e sviluppo il ProM, laboratorio di eccellenza aperto a tutte le imprese per la prototipazione nel settore della meccatronica, inaugurato a giugno scorso. «Una decina di realtà hanno già chiesto di poterlo utilizzare», dice Tosi. «È uno dei pochi esempi in Europa e, grazie a macchinari sofisticati del valore di 5 milioni di euro, permetterà di entrare con un’idea e uscire con una tecnologia complessa».