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  • Mercedes, Peugeot, Volkswagen. Ecco cosa chiedono le Case europee ai governi per l’auto elettrica

    L’auto elettrica è il futuro della mobilità, questa oramai è una certezza. Quello che ancora è difficile prevedere sono i tempi. Qualcuno sostiene che le auto elettriche faranno il loro boom a partire dal 2025, anno in cui le differenze di prezzo tra auto a batteria e auto a trazione tradizionale dovrebbero essere pari zero (con l’elettrica più conveniente dell’auto a benzina a partire dal 2026).

     

    Intanto, le case automobilistiche stanno cambiando i loro piani di investimento, puntando in modo deciso vero la batteria. Ma è proprio questo che fa paura al mercato: nei prossimi anni avremo molte più auto elettriche che acquirenti. L’offerta supererà la domanda e se qualcosa non dovesse smuoversi, allora l’intero comparto dovrà affrontare non pochi problemi.

     

    Le case automobilistiche hanno bisogno dell’aiuto dei diversi governi. Hanno bisogno di collaborazione per poter portare su strada il maggior numero di auto elettriche a stretto giro, non solo per far rientrare gli investimenti, ma (ed è questo quello che più interessa ad Europa e cittadini) per abbattere le emissioni di C02 e combattere i cambiamenti climatici. Insomma, diffondere l’auto elettrica per un bene superiore.

     

    PIU’ AUTO ELETTRICHE CHE ACQUIRENTI


    Si rincorrono, negli ultimi tempi, grandi annunci sull’auto elettrica. Volvo abbandonerà il motore a combustione a partire dal 2019, Mercedes, Bmw, Renault e Nissan porteranno su strada nuovi modelli a batteria, più efficienti e con prestazioni che non faranno rimpiangere i vecchi motori. Smart, dal 2020, sarà un marchio full-elettric. General Motors ha annunciato l’intenzione di distribuire 20 modelli entro il 2023 , mentre Ford e Volkswagen sono tra coloro che stanno pianificando la costruzione di nuovi modelli a batteria in Cina. Toyota ha promesso più di 10 modelli elettrici, entro il 2020. I piani sono decisamente ambiziosi: nei prossimi saranno introdotti sul mercato più di 127 nuovi modelli di auto elettriche.

     

    Le auto elettriche oggi costituiscono solo l’1% delle vendite di auto in tutto il mondo e, secondo le stime di MC Automotive, rappresenteranno solo il 10% della domanda mondiale entro il 2025. Le case automobilistiche potrebbero trovare pochi acquirenti interessati alla batteria e lontani tra loro.

     

    COSA CHIEDONO LE CASE AUTOMOBILISTICHE AI GOVERNI


    Uno scenario, quello che viene prospettato da Bloomberg, non proprio a favore dei mercati e dell’economia europea. Il settore impiega circa 12,6 milioni di persone nel Vecchio continente: se il comparto dovesse avere problemi, tali problemi si ripercuoterebbero anche sui singoli governi dell’Unione europea.

     

    E di questo ne è convinto Erik Jonnaert, il segretario generale della Acea, l’associazione che raggruppa le case automobilistiche europee. Jonnaert a Reuters ha chiesto la collaborazione dell’Europa: l’industria di settore non intende sfuggire ai tagli alle emissioni o ai diversi obiettivi ecologici, ma ha bisogno di dialogare con le istituzioni.

     

    Dal 2020, le auto dovranno produrre in media 95 grammi di CO2 per chilometro, pena sanzioni milionarie alle case automobilistiche che non rispettano gli obiettivi ecologici. Entro il 2030, le case automobilistiche dovranno abbattere queste emissioni di un ulteriore 30% rispetto ai livelli del 2021 e per essere sicura che i produttori inizino a investire presto ha imposto una riduzione dei livelli del 2021 del 15% entro il 2025.

     

    UN’EUROPA CHE NON E’ PRONTA


    Limiti, però, che impongono alle società una scelta ben precisa: se abbattere le emissioni con i combustibili tradizionali è difficile, allora non resta che darsi alla spina. Peccato, però, che le colonnine di ricarica sono ancora troppo poche.

     

    “A noi case produttrici viene richiesto di raggiungere obiettivi ecologici molto ambiziosi ma nessuna imposizione viene fatta ai vari governi nazionali dalla Ue”, ha commentato Jonnaert a Reuters, spiegando che anche le istituzioni si devono far carico delle responsabilità per lo sviluppo del comparto delle auto elettriche. Solo un’infrastruttura adeguata garantirebbe una maggiore diffusione delle auto elettriche.

     

    AUTO ELETTRICHE, PIU’ ECONOMICHE A PARTIRE DAL 2026


    Anche un altro dei principali ostacoli all’acquisto delle auto elettriche sta per essere abbattuto: il costo iniziale della vettura. Come si legge nel rapporto “Electrifying insights: how automakers can drive electrified vehicle sales and profitability10” di McKinsey, infatti, le innovazioni e la tecnologia hanno portato a una significativa riduzione del prezzo della batteria, il cui costo è sceso dai circa 1.000 dollari/kWh del 2010 ai 227 dollari/kWh di oggi. Si stima che questa cifra continuerà a declinare, portando progressivamente il costo dei veicoli elettrici a livello delle auto convenzionali.

     

    E c’è chi si spinge oltre: secondo una ricerca condotta da Bloomberg New Energy Finance, a partire dal 2026 il costo dei veicoli elettrici sarà inferiore a quello dei veicoli endotermici, proprio grazie al crollo del prezzo delle batterie, che calerà di circa il 77% tra il 2016 e il 2030. E’ possibile che i consumatori opteranno più facilmente per una scelta più attenta all’ambiente già dal 2025, a parità di prezzo tra i due veicoli. Gilles Normand, senior vice president di Renault, è convinto che già dal 2020 i costi totali di proprietà dei veicoli elettrici saranno pari a quelli dei veicoli con motore a combustione interna convenzionali.

     

    UN ITALIANO SU 4 PRONTO A COMPRARE UN’AUTO ELETTRICA


    Intanto l’auto elettrica sembra convincere sempre più anche i cittadini: un italiano su quattro è pronto a passare all’auto a batteria. A dirlo sono i isultati del sondaggio effettuato in questi mesi da Lorien Consulting per Legambiente: un terzo circa del campione intervistato sarebbe propenso all’acquisto futuro di un veicolo elettrico. Certo, l’acquirente è pronto solo a patto che vengano garantite determinate condizioni: infrastrutture, comodità di ricarica e costi finali non troppo alti.