Porsche Consulting ha recentemente presentato lo studio “Le opportunità della new mobility”, realizzato per Confindustria Emilia. La ricerca ha quale obiettivo l’analisi dell’impatto della nuova mobilità sulle aziende associate a Confindustria Emilia appartenenti al settore automotive.
Quest’analisi vuole essere il punto di partenza per la creazione all’interno della Regione di un ecosistema virtuoso che, grazie a innovazione e competenze, garantisca una crescita di fatturato e di occupazione con orizzonti a lungo termine.
“Siamo molto soddisfatti di poter presentare i risultati di questo progetto, che ci ha visto nei mesi scorsi al lavoro con Porsche Consulting. L’iniziativa ha il fine di dare alle nostre imprese opportunità di sviluppo, diversificazione e avvio di nuovi business che potrebbero interessare il nostro territorio e che sono strettamente collegati all’utilizzo delle tecnologie e dei nuovi trend della mobilità”, afferma Valter Caiumi, Presidente Confindustria Emilia.
“Con il supporto di Porsche Consulting, abbiamo voluto mettere in luce le sfide e le opportunità che questo trend globale creerà per molte filiere.
Tramite questo studio miriamo a dare un segnale di dinamicità e a riaccendere i riflettori del business su un tessuto produttivo che ha tutte le carte in regola per cavalcare questa rivoluzione”, aggiunge Caiumi. Lo studio riguarda tre filiere (veicoli leggeri, veicoli pesanti e veicoli da costruzione e agricoltura), 19 cluster di componenti e circa 160 aziende associate per un totale di 16 miliardi di euro di fatturato, pari a circa al 10% del PIL dell’intera regione Emilia-Romagna. Entro il 2050, due terzi della popolazione mondiale vivrà in centri urbani. Questo trend modificherà radicalmente la mobilità cittadina, creando un ecosistema in cui l’auto deve integrarsi con altri mezzi di trasporto pubblici e condivisi.
L’elettrificazione, inoltre, è un trend che ha diverse velocità nei vari segmenti automotive. Se l’elettrico è già presente in maniera importante nei segmenti dell’auto e dei mezzi agricoli e per la costruzione – per i quali si stima che il 50% dei volumi prodotti nel 2030 sarà elettrico o ibrido – è invece in crescita minore nel segmento autocarri, dove si stima che il volume dei mezzi elettrici o ibridi prodotti nel 2030 sarà dell’11%. Il cambiamento è comunque in accelerazione: è fondamentale che aziende e istituzioni si muovano all’unisono per creare infrastrutture e competenze necessarie per cavalcare questa trasformazione. “Il 68% del portafoglio prodotti deve essere strategicamente ripensato per cogliere l’opportunità dell’elettrificazione”, afferma Giulio Busoni, Partner Porsche Consulting, promotore dell’iniziativa. “Dei 19 cluster di prodotto, pari a circa 15.000 componenti, il 43% non esisterà più e il 25% verrà riconvertito.
Nei prossimi dieci anni è necessario integrare nella pianificazione industriale lo sviluppo del business elettrico, adattando il portafoglio prodotti, acquisendo nuove competenze, sviluppando partnership strategiche per l’ingresso in nuovi mercati o per avere accesso alle nuove tecnologie”. “In questo modo, le filiere dell’Emilia possono cogliere l’opportunità di 6,2 miliardi di euro di fatturato potenziale, di cui 3,7 miliardi di euro grazie alla riconversione di un portafoglio obsoleto e 2,5 miliardi derivanti da nuovi potenziali di un mercato in espansione. In termini di occupazione, ciò si tradurrebbe in 9.800 posti di lavoro, di cui 6.100 derivanti dalla riconversione di business esistente e 3.700 da nuove opportunità”, spiega Busoni.
Per molte aziende, non lontane dall’evoluzione del prodotto, significa operare per un suo sviluppo incrementale; per altre comporta diversificare il portafoglio sostituendone una parte; per altre ancora, invece, vuol dire entrare in nuovi mercati, sia in termini di settori o di tecnologie adiacenti sia in termini di aree geografiche.
È importante dunque iniziare ora la riconversione, grazie ai flussi derivanti dal business tradizionale basato sul motore a combustione, destinando parte della marginalità di breve periodo a finanziare la sostenibilità aziendale nel lungo periodo.