Momentaneamente in Italia i veicoli elettrici in proporzione sono solo lo 0,2% del parco auto complessivo, ma l’auto elettrica è al centro di qualsiasi dibattito e riflessione sul futuro del settore automotive. Quella che gli esperti definiscono come una transizione che porterà l’intero settore fuori dall’era dei combustibili fossili, ha come uno dei simboli più potenti proprio l’auto a batteria, un prodotto destinato a rivoluzionare il modo di fruire della mobilità.
Se siamo sempre stati abituati a rifornire la nostra auto presso una stazione di servizio, l’auto “alla spina” apre un ventaglio di opzioni diverse e complementari per fare in modo che il mezzo abbia sempre l’energia adeguata per assolvere al suo principale compito: portare a destinazione il suo conducente. Oltre alla “modalità tradizionale” assimilabile alla ricarica pubblica – anche se molto c’è da lavorare soprattutto sui tempi – per i veicoli elettrici si aprono diverse modalità per ricaricare le proprie batterie. Tra queste c’è anche l’opzione domestica, cioè la possibilità per l’automobilistica di ricaricare il proprio veicoli una volta tornato a casa collegando l’auto alla presa del proprio garage, ma anche quella di ricaricarla in ufficio durante l’orario di lavoro o al supermercato mentre si fa la spesa.
Modalità diverse che però vanno programmate per tempo proprio per offrire una rete di infrastrutture adeguata che accompagni la diffusione delle auto elettriche. Motus-E, l’associazione italiana nata per accelerare il cambiamento verso la mobilità elettrica, con la collaborazione di Strategy& PwC ha presentato la scorsa settimana il report “Il futuro della mobilità elettrica: l’infrastruttura di ricarica in Italia @2030”, dedicato agli scenari futuri della penetrazione dei veicoli elettrici e delle infrastrutture di ricarica pubbliche e private in Italia fino al 2030.
In Italia oggi si contano circa 8.500 Infrastrutture di ricarica (IdR) con circa 16.700 relativi punti di ricarica (PdR). Numeri piccoli, e al momento anche adeguati per rispondere alla domanda di ricarica delle auto in circolazione, ma queste sono destinate a crescere e a farlo rapidamente. Secondo le stime dell’associazione, infatti, per il 2030 il parco auto italiano si comporrà di quasi 5 milioni di veicoli ricaricabili – 4 milioni 100% elettrici e 900mila ibridi plug-in – che avranno bisogno di spine a cui attaccarsi.
Il rapporto di Motus-E delinea due scenari per quell’anno in base alle preferenze di ricarica che potrebbero sviluppare con la crescente diffusione di veicoli a batteria. Nella prima ipotesi si è immaginata una rete di ricarica pubblica che risulti complementare a quella domestica: in questo caso la previsione è 42% di ricarica privata domestica, un 30% di ricarica condivisa – a lavoro o comunque in depositi e rimesse – ed un restante 28% di ricarica pubblica, con 98mila punti di ricarica diffusi in tutto il Paese.
La seconda ipotesi è basata sulle esigenze di prossimità della ricarica rispetto all’utente (e quindi una maggior copertura) e prevede una rete di colonnine in cui trovano più spazio punti di ricarica pubblici a bassa potenza. Questa soluzione favorirebbe chi non ha le possibilità di ricarica a casa perché non dispone di garage e punta invece a stimolare la ricarica durante la notte, ispirandosi al modello di alcune città europee come Amsterdam e Londra, con limitata disponibilità di parcheggi privati. Questo scenario ipotizza che il 62% del fabbisogno energetico verrà soddisfatto con ricariche private e condivise, 32% e 30% rispettivamente, ed il 38% con ricariche pubbliche, con 130.000 punti di ricarica nel Paese.
“Entrambi gli scenari rappresentano una sfida per gli operatori ma sono affrontabili per il sistema elettrico – ha sottolineato in una nota Motus-E – È evidente che l’elettrificazione è comunque un fattore che imporrà investimenti sulle reti di distribuzione e trasmissione”. In Italia dal 2012 esiste un Piano Nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli elettrici (PNire) sotto la responsabilità del Ministero dei Trasporti, realizzato per regolare e dare impulso allo sviluppo del settore”. È stato aggiornato nel 2016 ma non convince ancora pienamente tutti gli operatori.
“È necessario accompagnare lo sviluppo del mercato veicolare con una adeguata copertura infrastrutturale pubblica e privata del territorio nazionale, attraverso piani di sviluppo condivisi e partecipati tra gli stakeholder e tutte istituzioni coinvolte. Sarebbe opportuno a questo scopo costituire una regia nazionale, di coordinamento tra Governo centrale, amministrazioni locali e stakeholder di settore che possa pianificare con strumenti adeguati la crescita infrastrutturale per arrivare alla redazione di un PNIRE rivoluzionato nella governance e nelle modalità di erogazione dei finanziamenti”, ha specificato nella nota l’Associazione.
“Con questo studio – ha dichiarato il Segretario Generale di MOTUS-E Dino Marcozzi – vogliamo fornire una fotografia dettagliata del quadro attuale e delle prospettive future sulla mobilità elettrica a servizio di tutti gli stakeholder coinvolti. Nonostante la pandemia da Covid-19, quest’anno arriveremo a 28.000 vetture elettriche in Italia quasi triplicando le vendite del 2019 e superando di gran lunga le nostre stesse previsioni. Questo trend ci conferma che sarà sempre più importante mettere a disposizione degli automobilisti una adeguata rete di infrastrutture di ricarica pubblica e agevolare le procedure di installazione delle ricariche private. Dobbiamo contribuire a sostenere la crescita delle auto elettriche con piani infrastrutturali adeguati alle ambizioni”.